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Per Aspera Ad Veritatem n.25
Università e intelligence. Un punto di vista italiano.

Mario CALIGIURI





Il capitale umano viene oggi giustamente considerato la risorsa più preziosa. Un Paese, un settore, un territorio, un’azienda progrediscono o mantengono il vantaggio competitivo prevalentemente in base alle persone che vi operano. Pertanto, l’università assume un ruolo ancora più importante, anche se in questa direzione facciamo affermazioni di principio invece che scelte di fondo. Infatti in Italia abbiamo solo il 9% di laureati (1) e investiamo in ricerca solo l’1,04% del prodotto interno lordo. (2) Non solo il settore privato ma soprattutto quello pubblico hanno necessità di un rapporto più stretto con l’università. Consapevolezza che si va affermando anche in Italia, seppur lentamente. In tale ottica si colloca, ad esempio, il recente rilancio della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, i cui docenti sono stati parificati a quelli universitari. (3)
Lo scopo del presente lavoro è proporre alcune riflessioni su questo aspetto strategico dell’organizzazione pubblica, con particolare riferimento al settore più riservato della pubblica amministrazione, i Servizi di informazione e sicurezza, che per la loro natura assolvono a funzioni delicate che richiedono etica e professionalità. Il legame tra mondo dell’intelligence e realtà universitaria può essere rilevante sotto vari profili. Alcuni di essi ricadono nel contesto più generale della formazione di tutta la pubblica amministrazione, mentre altri hanno rilevanza più specifica. Nel presente lavoro cercherò di esplorare questi diversi ambiti, che possono essere sinteticamente così individuati. In primo luogo, c’è il profilo del reclutamento che consiste nell’individuazione degli studenti più capaci nelle discipline d’interesse per l’intelligence. Il secondo aspetto è la formazione del personale già in servizio, per garantire quell’aggiornamento e quel pluralismo culturale necessari ad assicurare risultati efficaci, soprattutto nel campo dell’analisi. Il terzo profilo riguarda le consulenze specialistiche in settori per i quali sarebbe antieconomico formare professionalità all’interno dei Servizi.
Il rapporto con l’Università può essere funzionale anche ad altri obiettivi rilevanti per le nostre istituzioni democratiche. In particolare, mi riferisco alla necessità di contribuire alla nascita e allo sviluppo di una cultura dell’intelligence nel nostro Paese, nonché all’opportunità di individuare aree di studio e di competenze nelle quali il diritto alla sicurezza trovi momenti di specifico approfondimento, secondo l’evoluzione degli scenari globali e le nuove emergenze.
La mia analisi, che si muove all’interno di questo quadro d’insieme, non può che partire dalla constatazione di quanto sia carente in Italia il rapporto con l’università, a differenza dei Paesi anglosassoni dove è nata la cultura dell’intelligence e dove molte assunzioni avvengono direttamente negli atenei; e questo fin dalle origini. (4) Sono ufficiali e dichiarati i rapporti tra intelligence e università nel mondo anglosassone (Usa, Gran Bretagna, Canada, Nuova Zelanda sopra tutti), mentre nel resto d’Europa la realtà è significativamente diversa. Eppure la selezione e la riqualificazione continua sono strategici e non solo per le funzioni delicate che i Servizi vanno assumendo, sempre più, dopo l’11 settembre. Attualmente in Italia sono impegnati direttamente nell’attività di intelligence pubblica oltre 5 mila addetti, ai quali devono sommarsi quelli che svolgono attività di intelligence nelle forze dell’ordine e nell’esercito e coloro che svolgono tale attività nel settore privato, sia nelle aziende che per motivi professionali. Il numero quindi è più che considerevole e richiede un’elevata qualificazione.
L’intelligence interessa tutti i settori, poiché il trattamento dell’informazione è la radice della conoscenza. Occorre allora far crescere l’interesse verso questa disciplina nella quale convergono non solo la storia, la sociologia, la psicologia ma anche la statistica, la giurisprudenza, l’economia, le relazioni internazionali, oltre che le scienze politiche, dell’informazione e dell’organizzazione. Non a caso, quando Edgar Hoover nel 1924 assunse la direzione di quella che poi nel 1935 venne ribattezzata FBI (Federal Bureau of Investigation), mandò gli agenti all’università. (5) Per fronteggiare il cyberterrorismo con nuovi strumenti, il Governo Usa ha finanziato con 6.5 miliardi di dollari la George Mason University e la James Madison University, considerati come i migliori centri di ricerca del settore tecnologico e legislativo. "Unendo i due programmi riusciremo a dare una spinta al settore come da nessuna parte nel Paese", ha dichiarato Linwood Rose, rettore alla James Mason University (6) . Ma il rapporto Cloak and Gown, "cappa e toga", per indicare rispettivamente la cappa delle spie e la toga degli universitari, negli Stati Uniti ha radici profonde, soprattutto culturali. Scrive Marco D’Eramo: "nell’anno trascorso dall’11 settembre, la Cia ha ricevuto 120.000 domande di assunzione, il doppio dell’anno prima…. La Cia recluta soprattutto all’interno del mondo accademico. Il portavoce dell’Agenzia, Tom Crispell, ha dichiarato al Christian Science Monitor che l’agenzia sta ora reclutando in 66 università e ha anche iniziato un reclutamento via Internet. I contatti tra Cia e mondo accademico non sono nuovi...Questa collaborazione risale per lo meno all’inizio della guerra fredda….Uno dei primi istituti di politica estera, il Center for International Studies (Cenis) del Massachusetts Institute of Technology (Mit), venne fuori da una iniziativa di guerra psicologica del dipartimento di stato, il Project Troy, e fu finanziato in modo segreto dalla Cia nei primi anni `50…. I servizi segreti e il Pentagono furono le maggiori fonti di finanziamento (spesso attraverso le grandi fondazioni come Carnegie, Ford, Rockfeller) della ricerca in scienze sociali. Non per nulla, come dice Frances Fox Piven, "un convegno di scienze politiche assomiglia a una riunione dell’Fbi"…Col nuovo clima patriottico che si respira dopo l’11 settembre (anche se con molta meno intensità di un anno fa), la filiera della cappa e toga ha bei giorni davanti a sé…Resta però da vedere quanto sia efficace questa corsa forsennata alle assunzioni e il nuovo intreccio con il mondo accademico. "Ci vogliono anni per tirare su un agente. Devi impostarlo in un modo sofisticato – conoscenza delle lingue, familiarità con l’estero, esperienze regionali". (7) Anche in Italia, oggi, esiste l’intenzione di andare in questa direzione, tanto che l’ex Ministro per il Coordinamento dei Servizi Franco Frattini, ora Ministro degli Affari Esteri, ha dichiarato che "l’intento è quello di reclutare i migliori laureati e laureandi. Specialmente per la lotta al terrorismo e alla criminalità finanziaria dobbiamo affiancare professionalità nuove al compito che svolgono le forze di polizia. In altri Paesi prendono i migliori laureati e laureandi dalle università, e noi faremo altrettanto". (8) Tali intenzioni sono state riprese anche dagli organi di informazione, richiamando anche il sito dei Servizi (9) .





In presenza di una cultura dell’intelligence che tarda ad affermarsi, in conseguenza della scarsa cultura dello Stato e della sicurezza, il rapporto tra Intelligence ed Università in Italia può svilupparsi in modo graduale e in diverse direzioni. Come si vedrà con maggiore dettaglio, qualche tentativo si sta realizzando, legato per lo più all’interesse dei singoli docenti in differenti aree disciplinari. In questo primo approccio, si possono individuare sette ambiti, in cui questa interazione può svilupparsi.
1) Diffondere la cultura dell’intelligence: per fare comprendere che è uno strumento importante per ogni Paese e richiede cultura e professionisti adeguati. Ciò anche per rendere più comprensibile all’opinione pubblica un’area riservata ma decisiva dello Stato. A tale riguardo, sono utili lo svolgimento di corsi, master, seminari, convegni, sia sulla specifica materia che su altri temi che a questa, indirettamente, si ricollegano.
2) Promuovere l’intelligence come disciplina accademica: è un tentativo a lungo termine, i cui risultati saranno visibili quando si sarà consolidata nel nostro Paese una consapevolezza più profonda, che il mondo accademico non può fare altro che accelerare coinvolgendo le classi dirigenti, pubbliche e private, compresi gli operatori del mondo economico e dell’informazione.
3) Selezionare i migliori laureati e laureandi: è ciò che avviene nel mondo anglosassone ed è ciò che si è dichiarato di voler fare anche nel nostro Paese (10) . Infatti, in Italia è sempre spinoso e controverso il tema della selezione, tanto che se ne è occupata anche la Commissione parlamentare di Controllo sui Servizi, che il 15 luglio 1997 ha trasmesso al Parlamento, insieme alle proprie valutazioni, le conclusioni della Commissione Ministeriale d’inchiesta appositamente istituita. (11)
4) Individuare competenze da utilizzare per consulenze, che contribuiscano all’operatività, alla capacità di analisi ed alla funzionalità dei Servizi.
5) Analizzare i fenomeni per esigenze di comprensione del presente e previsione del futuro, così come per ricerche storiche. In quest’ultima area, i documenti dell’intelligence possono avere una funzione determinante nella corretta ricostruzione storica degli avvenimenti del XX secolo. Ed a tale riguardo anche dal mondo accademico italiano provengono richieste di consultazione degli archivi dei Servizi. (12)
6) Favorire integrazioni interdisciplinari e rapporti tra pubblico e privato, come nel caso della business e dell’artificial intelligence, in quanto si incentiva lo studio comparativo, multidisciplinare ed interdisciplinare: sociologia, psicologia, criminologia, economia, statistica, politologia, storia, giurisprudenza, relazioni internazionali, scienze della comunicazione, ecc.
7) Sviluppare ricerche in modo trasparente, rendendole il più possibile note all’opinione pubblica per evitare quelli che vengono definititi "gli orrori di una scienza asservita al male" (13) , e di cui sembra che le agenzie di intelligence, purtroppo, si siano occupate in passato senza informare correttamente i cittadini. Oggi i rischi sono elevati perché occorre fronteggiare nuove guerre, combattute contro nemici "invisibili" e difficilmente identificabili, sul piano psicologico, culturale, batteriologico, biologico e che possono dare vita ad esperimenti e generare pericoli che snaturano l’essenza dell’umanità, come dimostrano le clonazioni annunciate dai raeliani (14) . Negli Usa gli investimenti sull’intelligence e la sicurezza sono stati indirizzati alla ricerca e alle università, tanto che Internet nasce proprio in tale contesto (15) . In Italia la scarsa attenzione verso la ricerca è uno degli indicatori di debolezza e di minore competitività nei confronti delle altre Nazioni. Non si ha notizia di nessun investimento indirizzato alle ricerche di interesse per l’intelligence, né si conosce l’esistenza di ricerche utilizzate dai settori dell’intelligence nazionale.
Sulla base di queste prime considerazioni, possiamo delineare tre aree d’intervento. La prima è quella volta ad avvicinare il miglior human capital esistente sul mercato all’intelligence governativa. La seconda consiste nel promuovere la creative intelligence, favorendo contaminazioni ed invasioni tra discipline diverse, in quanto l’interpretazione e la previsione della realtà richiedono schemi mentali e culturali nuovi e flessibili. La terza è realizzare una banca dati delle massime competenze scientifiche esistenti sul mercato, in quanto: "Nel XXI secolo, l’‘apice dell’abilità’ per il migliore degli analisti consiste nell’essere in grado di mettere il politico, che si trovi ad affrontare una questione ‘scottante’, rapidamente in contatto con un esperto a livello mondiale (generalmente del settore privato) che possa offrire le informazioni richieste subito o in pochi minuti" (16) .





Partendo dalle premesse finora esposte, i settori di studio d’interesse per l’intelligence in Italia sono molteplici. Proviamo ad individuarne i principali.
1) Le scienze dell’informazione. La raccolta, l’analisi, il trattamento, la diffusione e l’utilizzo dell’informazione è un’area decisiva della società (17) . Nell’alluvioneo di informazioni in cui siamo immersi, dobbiamo sviluppare la capacità di individuare l’informazione rilevante e di analizzare la qualità delle fonti, ponendo attenzione all’adeguatezza dei media (18) . In tale contesto, vanno anche collocati i temi della sicurezza delle reti, compresi i temi collegati con la criptografia (19) .
2) La capacità di assumere decisioni diventa fondamentale nelle politiche pubbliche e coinvolge diverse discipline. (20) Oggi il decisore pubblico deve essere (messo) in grado di adottare, in tempi rapidi, le scelte migliori per il proprio Paese, nella consapevolezza che queste decisioni generano conseguenze che vanno previste e governate. (21)
3) La conoscenza del ruolo e del funzionamento dei Servizi, come settore della pubblica amministrazione che opera per garantire il benessere e la sicurezza nazionale e internazionale, è fondamentale. Occorre accrescere la consapevolezza dell’opinione pubblica e del singolo cittadino, per contrastare efficacemente le pericolosissime reti parassite (22) della criminalità e del terrorismo. Una campagna di comunicazione istituzionale specifica sarebbe di grande utilità, anche verificandone l’impatto sulla comunità nazionale.
4) L’intelligence economica – tenendo ben presente la differenza tra spionaggio economico (attività illegale) ed intelligence economica propriamente detta (attività lecita) – è considerata uno strumento utilissimo per fronteggiare il pericolo della criminalità economica transnazionale (riciclaggio di denaro sporco, crimini informatici ed altro) e per tutelare i legittimi interessi economici nazionali.
5) La ricerca storica. Presso gli archivi governativi sono depositate documentazioni inedite che consentirebbero l’approfondimento di molte vicende storiche del XX secolo, individuando quella che Christopher Andrew definisce "la dimensione mancante" della storia e che, quindi, consentirebbe di "sapere come l’informazione è circolata e qual è stato il ruolo dell’intelligence e se ne ha avuto uno in merito alle decisioni". (23) Attualmente, in Italia non è possibile accedere a questi atti, poiché sono coperti dal segreto di Stato, che al momento è illimitato. Infatti, una delle proposte di riforma dei Servizi prevede di circoscrivere la durata del segreto di Stato a 15 anni, retroattivi (24) . In Francia gli atti restano classificati per 60 anni, mentre in Gran Bretagna e negli USA la metà. La conoscenza di questi atti potrebbe essere utile per evitare quello che viene definito l’uso politico della storia (25) , oltre che consentire di evitare di attribuire ai Servizi vicende poco chiare, mettendo in pratica la teoria del capro espiatorio.
6) L’etica pubblica è una dimensione fondamentale in un’area così delicata ed è proprio il nervo maggiormente scoperto di un settore a cui, in tutto il mondo, spesso si attribuiscono deviazioni ed abusi. Scrive Francesco Cossiga che nell’ambito esclusivo dei Servizi "la "legittimità dei fini" viene a prevalere sulla "legalità dei mezzi" (26) ed aggiunge Francesco Sidoti: "il fine ultimo dell’intelligence è risparmiare vite umane, e incontestabilmente molte volte questo risultato è stato conseguito". (27)
7) L’ambito giuridico. Trovandoci in presenza di un settore necessariamente riservato, occorrono degli strumenti di controllo per verificare che l’attività dei Servizi non metta in discussione le libertà degli individui, equilibrando il diritto alla privacy con quello all’investigazione. Va inoltre aggiunto che oggi il controllo di Internet, anche per fini fiscali, "è diventato un vero e proprio problema internazionale, di primordiale importanza" (28) , così come lo si è visto che "tutto quello che facciamo lascia una traccia elettronica alle spalle". (29)
8) Il rapporto con i media. Gli operatori dell’informazione trattano le informazioni riguardanti l’intelligence sempre in modo diffidente, anche se dopo l’11 settembre si nota un inizio di inversione di tendenza. Come si è già detto, sia in Italia che altrove, all’operato dell’intelligence vengono spesso attribuiti episodi oscuri e controversi, laddove non si arrivi ad affermare che "l’intelligence non serve a niente". In presenza di giudizi tanto sommari, è naturale che finiscano per prevalere luoghi comuni a scapito di una conoscenza reale dei fatti. Contribuisce alla diffusione di questa immagine, spesso distorta, sia la limitatezza (in gran parte necessaria) di informazioni istituzionali (30) che la tendenza allo scoop informativo. Nel corso di un convegno sui media in tempo di guerra, promosso nel novembre 2001 a Roma dall’Università "La Sapienza" e dall’ISIMM (31) , l’allora Ministro per il coordinamento dei Servizi Franco Frattini ha dichiarato che, dopo l’inizio delle operazioni in Afghanistan, i giornali avevano pubblicato dossier riservati, provenienti dall’intelligence, che riguardavano attività del terrorismo islamico nel nostro Paese. La pubblicazione di tali informazioni aveva messo in pericolo la vita di informatori ed aveva "bruciato" un’operazione di prevenzione che sarebbe potuta sfociare in un attentato. Va quindi responsabilmente posto sul tappeto un tema delicato da risolvere al più presto: la necessità di conciliare il diritto all’informazione ed il principio di responsabilità derivante dalla divulgazione di informazioni che riguardano l’intelligence (32) . Frattini ha auspicato che la carta dei doveri dei giornalisti sia integrata prescrivendo una maggiore cautela quando si trattano notizie riguardanti la sicurezza dello Stato. Nell’attesa, qualcosa si potrebbe fare subito: i direttori dei quotidiani, di fronte a notizie riservate che possano compromettere la sicurezza nazionale e la vita delle persone, potrebbero concordemente e liberamente decidere di non pubblicarle. Il rapporto tra media ed intelligence si ripropone, quindi, costantemente e va affrontato anche a livello universitario. (33)
9) I comportamenti sociali ed individuali. Per cercare di evitare e prevenire tendenze criminali e distruttive della società, occorre approfondire ed incrociare psicologia, criminologia, sociologia. Gli esempi sono sempre più numerosi: il terrorismo planetario del tipo di quello manifestatosi con gli attentati dell’11 settembre; gli attentati individuali dei kamikaze di Hamas; le azioni dimostrative di singole persone che, volontariamente o sotto l’effetto di condizionamenti di varia natura, agiscono per motivi individuali o per conto di organizzazioni criminali; le attività dei rogues States (34) o di società private, dedite al profitto o che operano per ottenere il controllo di territori, settori e materie prime (35) .
10) L’impatto culturale. Il tema dello spionaggio è uno dei temi più trattati nel cinema, in letteratura ed in televisione, tanto che si è creato un vero e proprio "genere" (36) . Si tratta di un dato culturale e di costume. Basti pensare al successo della saga dei film di James Bond. In Italia si tratta di un filone in gran parte importato dagli Usa e dalla Gran Bretagna che viene ancora considerato nell’ambito del più ampio genere "d’avventura", se non di evasione (entertainment). Dell’intelligence spesso si fornisce un’immagine negativa non solo nei saggi storici e politici, ma anche nel cinema e in letteratura, dove non esiste una tradizione italiana, fatta eccezione per Liaty Pisani. (37) Da questi elementi nasce e spesso trova conferma, anche nel nostro Paese, la leggenda nera dell’intelligence, considerata come protagonista diretta di deviazioni democratiche, della strategia della tensione e degli episodi più oscuri della storia del nostro Paese (38) .In definitiva, la finalità dei vari ambiti di studio dovrebbe essere quello di favorire la diffusione della cultura dell’intelligence e la consapevolezza dell’importanza di questo strumento, anche per individuare i migliori studenti da dedicare a questa attività, che ha necessità di professionalità e moralità elevate. In tale ottica, andrebbero strutturate e rese evidenti le collaborazioni tra mondo dell’intelligence italiano e il mondo accademico nazionale.





Attualmente in Italia lo stato dell’arte dell’insegnamento universitario dell’intelligence è limitato e frammentato. Non prendendo ovviamente in considerazione le aree della Business Intelligence (39) e dell’Artificial Intelligence (40) , che pure presentano analogie con il tema di questo articolo, vorrei soffermarmi sui corsi che maggiormente studiano il trattamento delle informazioni per scopi di interesse pubblico. Si è cominciato a studiare l’intelligence, in modo più o meno diretto, in particolare in tre aree, soprattutto – se non esclusivamente – per iniziativa di singoli docenti. La prima è quella delle scienze politiche. La facoltà di Scienze Politiche dell’Università "La Sapienza" di Roma ha organizzato un master in "Geopolitica e sicurezza globale" (direttore Domenico Caccamo), l’Università di Roma Tre un master in "Peacekeeping e sicurezza" (direttore Maria Luisa Maniscalco), mentre all’Università di Firenze il corso di laurea specialistico di relazioni internazionali, quest’anno, ha dedicato un intero modulo all’intelligence, nell’ambito dell’insegnamento di "Relazioni internazionali" (docente Umberto Gori). Sempre a quest’area fa riferimento il master in "Peacekeeping management" promosso dalla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino (41) . La seconda area è quella della criminologia. L’Università "La Sapienza" di Roma ha promosso il corso di perfezionamento in "Tecniche di analisi e di "intelligence" ed il Master II livello in Scienze Forensi (di cui è rispettivamente direttore e proponente Francesco Bruno). L’Università di L’Aquila ha promosso nell’anno didattico passato dei Corsi di perfezionamento e di aggiornamento in Sicurezza e criminologia (direttore del corso Francesco Sidoti); inoltre, nella stessa università, all’interno del Corso di Laurea in Scienze dell’Investigazione è previsto un tirocinio per gli studenti specificamente interessati all’intelligence: nell’anno accademico 2001-2002 queste attività sull’intelligence sono state dirette da Umberto Gori. Infine, la terza area è quella della comunicazione pubblica, sviluppata dall’Università della Calabria dove il tema dell’insegnamento di "Teorie e tecniche della comunicazione pubblica", sia l’anno scorso che quest’anno, è "La comunicazione dell’intelligence" (docente Mario Caligiuri).
Per quanto concerne le università private, La Link Campus - Università di Malta ha promosso un Master su "Intelligence e Security" orientato soprattutto all’intelligence strategica ed economica, oltre che alle minacce emergenti per la sicurezza degli Stati e delle aziende, con particolare riferimento alle minacce cibernetiche. Un’altra università privata, la Ludes (Libera Università degli Studi di scienze umane e tecnologiche) di Lugano, in collaborazione con il Dipartimento di Medicina legale e criminologia dell’Università di Genova, ha attivato, quest’anno, un Master in Scienza delle investigazioni (direttore Tullio Bandini) (42) . Nella stessa università è stato programmato un Master in giornalismo investigativo (diretto da Francesco Sidoti), nel quale i temi dell’intelligence hanno un posto di rilievo.
Come si evince, lo scenario che si sta delineando vede l’intelligence pubblica argomento di master e di singoli insegnamenti in diversi corsi di laurea, inseriti nelle aree della scienza politica, della criminologia e della comunicazione. Il metodo dell’intelligence, utilizzato sia in ambito privato che pubblico, è indispensabile per assumere decisioni adeguate, in un contesto in continuo mutamento, dove occorre tenere presente gli scenari globali e distinguere tra la moltitudine di fonti informative che sommergono, soprattutto, i massimi livelli decisionali. Pertanto, la capacità di raccogliere ed utilizzare le informazioni è fondamentale per tutti, sia nel settore privato che in quello pubblico, settori che, tra l’altro, si vanno integrando sempre di più e i cui dirigenti diventeranno, anche nel nostro Paese, sempre più intercambiabili (43) .







Il rapporto tra Intelligence ed Università richiama la necessità di una definizione della cultura dell’intelligence anche nel nostro Paese, che ovviamente non ha né le tradizioni anglosassoni né quelle francesi, anche se analogie, soprattutto con queste ultime, vi sono inevitabilmente. (44) Vorrei iniziare individuando alcune caratteristiche che, sebbene talvolta si sovrappongano, è bene esaminare in maggiore dettaglio.
a) La teoria del "doppio Stato". In base a tale teoria, nella storia della Repubblica un nucleo occulto (in cui i Servizi avrebbero avuto un ruolo determinante) avrebbe sempre determinato le decisioni delle Istituzioni democratiche, per impedire alle sinistre di conquistare il potere. Si tratta di una ricostruzione fortemente ideologizzata, utilizzata come strumento per interpretare e spiegare la storia italiana dal 1945 in poi. (45) In tale lettura, ai Servizi viene assegnata una funzione nello stesso tempo decisiva e negativa (46) .
b) I "dislivelli" di statalità. Scrive Sabino Cassese: "Lo Stato italiano è esteso e costoso come tutti gli altri Stati europei maturi; per altro verso, invece, esso si differenzia da questi ultimi perché debole e inefficace. In questa contraddizione tra modernità e arretratezza sta il maggior problema dello Stato italiano". Una realtà così descritta avrebbe determinato "dislivelli di statalità" (47) , che hanno ragioni storiche e sono la causa delle risposte insufficienti da parte del potere pubblico ai cittadini, realizzando di fatto condizioni di vita e di competitività diverse. (48) I Servizi sono un settore parte della pubblica amministrazione e, quindi, risentono del contesto legislativo e culturale in cui si inseriscono.
c) Il capitale sociale. Sostiene Putnam: "Per quanto riguarda la stabilità politica, l’efficacia governativa e persino il progresso economico, il capitale sociale può risultare ancora più importante di quello economico e umano" (49) . La quantità di capitale sociale, cioè di senso civico, secondo Putnam ha determinato la diversità di efficienza delle istituzioni pubbliche come conseguenza del contesto sociale. Collegato a questo, un altro aspetto va evidenziato: la meridionalizzazione dello Stato. Secondo Ida Magli, "quali che siano le origini, tutti i difetti della burocrazia, dell’amministrazione, dei servizi centrali e della gestione politica dello Stato, sono difetti tipicamente "meridionali"…lo Stato è a immagine e sostanza sudista. Ma come mai nell’amministrazione dello Stato il modello meridionale ha preso il sopravvento…? È successo forse perché la maggior parte delle persone che se ne occupano sono di provenienza meridionale? Difficile rispondere a questo interrogativo…se i meridionali si affollano negli uffici statali è perché questi gli somigliano, si addicono al loro modo di vivere, di pensare e di lavorare…. Il sudismo dello Stato italiano non è correggibile". (50) Pertanto, la scarsa efficienza, il precario senso dello Stato, la relativa trasparenza dei Servizi dipendono anche da queste radici storiche e culturali.
d) Lo sguardo corto. La classe dirigente del nostro Paese è stata definita dallo "sguardo corto", essendo troppo schiacciata sul presente ed incapace di utilizzare la risorsa della politica per costruire il futuro (51) . Ciò ha determinato un ruolo riduttivo del nostro Paese a livello intenzazionale (52) , poiché "questa generalizzata assenza di una visione positiva del ruolo italiano nel mondo, accompagnata da una rendicontazione quasi esclusivamente domestica dei costi e dei benefici di qualsivoglia vicenda interna o internazionale, non può non avere inciso sul modo in cui la politica ha vissuto la missione dei Servizi, sulle domande che ha loro rivolto, sul personale che ha cercato di infilarci, sulle lealtà che ha privilegiato al loro interno. E quindi sui fatti e misfatti che poi sono venuti accadendo. Se si pensa a questo, si potrebbe dire che è stato quasi un miracolo che i Servizi abbiano anche funzionato" (53) . Per quanto riguarda poi "il rapporto tra classe politica-Servizi è un punto dolente nella vita pubblica italiana", tanto che "in tutte le grandi crisi dei Servizi verificatesi nel nostro Paese queste hanno sempre interessato più la classe politica che non i Servizi che ne sono stati travolti" (54) .
e) "Civil Servants" non si nasce. In Italia c’è sempre stato un distacco storico tra università e potere pubblico. La formazione delle élites non è avvenuta in prevalenza nelle università oppure, come nel caso francese, nelle scuole specializzate (55) . Nel nostro Paese sia le università che la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, peraltro istituita solo nel 1957, o le altre scuole similari nate successivamente hanno fornito tradizionalmente un apporto estremamente limitato. Questo ovviamente vale anche per i Servizi.
f) Le relazioni pericolose (56) . La presenza della criminalità organizzata ha condizionato e condiziona interi territori del Paese, frenandone lo sviluppo. È un problema certamente di democrazia e riguarda anche il rapporto con il potere pubblico, sia a livello periferico che centrale, tanto che sono stati ipotizzati intrecci – ancora tutti da provare – anche ai massimi livelli istituzionali (57) .
g) La cultura della difesa latitante. Scrive Francesco Cossiga: "Paese di grande cultura letteraria, storica e filosofica, l’Italia non è stata mai ricca di una cultura militare, che fosse cultura non specialistica ma generale". (58) L’intelligence non può non essere condizionata da questa situazione, in quanto è proprio dalla cultura militare e, quindi, da quella della difesa, che scaturisce l’ambito dei Servizi di informazione e sicurezza.
h) L’unità dimezzata. L’Italia diventa una Nazione per un’abile azione diplomatica portata avanti dal Regno di Sardegna e quindi non si registra, come in Gran Bretagna, "un processo lento di confronti, contrasti e poi fusioni tra stirpi diverse, i celti, gli anglosassoni e i normanni", oppure, come in Francia, "l’evoluzione verso forme di organizzazione politica, sociale, economica e culturale" che si sono innestate su una monarchia forte e secolare, oppure ancora, come in Germania, "l’aggregazione di antichissimi Stati, piccoli e grandi, di gloriosa tradizione" oppure, infine, come negli Stati Uniti d’America, "una grande rivoluzione liberale, democratica, etica, e direi religiosa (59) ". Mai come in questo caso, bisogna sempre tenere conto del "profilo comparativo e specialmente di quello storico, perché questo è un campo nel quale le condizioni di partenza determinano gli esiti". (60) Essendo stato un processo senza la partecipazione popolare, in un’epoca che di lì a poco, a seguito della rivoluzione industriale, avrebbe determinato vaste mobilitazioni popolari, i risultati quasi immediati dell’unificazione nazionale sono stati la guerra civile del brigantaggio e poi l’emigrazione. (61) La mancanza di una visione unitaria dei problemi del Paese da parte di una classe dirigente che non rappresentava all’inizio né le donne, né coloro che non godevano di un determinato censo, né gli analfabeti, ha favorito una legislazione che garantisse prevalentemente gli interessi rappresentati dalla classe politica del tempo. Ciò sicuramente ha contribuito alla formazione di una visione che considera, almeno parzialmente, le istituzioni dello Stato come strumenti di potere personale e di lotta politica, concezione alla quale, inevitabilmente, non è sfuggito il settore dei Servizi.
i) Crimini e sospetti. In Italia, ma non solo, l’intelligence viene identificata con lo spionaggio e le congiure di palazzo. Uno dei rischi è che l’attività di intelligence sia politicizzata per scopi interni, causando crimini e sospetti. Per avere una parziale dimensione di questo fenomeno, basta soltanto leggere i titoli dei libri che in Italia affrontano il tema dei Servizi. Tralasciando le definizioni evidenziate negli altri Paesi (molte delle quali sono analoghe alle nostre), in Italia, da diversi punti di vista, si parla di "grandi misteri (62) ", di "malaffare" (63) , di "partito del golpe" (64) , di "spie imperfette" (65) , di "Stato violato" (66) , di "poteri occulti" (67) , di "sovranità limitata" (68) , di "mandanti" (69) , di "stragi" (70) , di "segreti di Stato" (71) , di "omissioni e silenzi della Repubblica" (72) , di "grande vecchio" (73) , di "Stato parallelo" (74) , di "lato oscuro del potere" (75) , di "meccanismo diabolico" (76) , di "doppio Stato" (77) , di "affari di Stato" (78) , di "regia occulta" (79) , di "bombe e segreti" (80) , di "quarto livello" (81) , di "disubbidienti" (82) , di "misteri e verità" (83) , di "Italie parallele" (84) , di "attacco allo Stato di diritto" (85) , di "trattativa" (86) , di "disinformazione" (87) ed anche di "potere invisibile" (88) , di "Stato invisibile" (89) e di "amministrazione invisibile" (90) . Queste, fino ad ora, le definizioni e le ricostruzioni in cui, direttamente o indirettamente, i Servizi italiani vengono richiamati, a volte in ruoli di primo piano ed altre in ruoli marginali, ma significativi. E quasi sempre in modo estremamente negativo.
j) Italia stile libero (91) . A mio avviso, all’estero il nostro Paese dovrebbe avere un ruolo più incisivo ma, come viene giustamente evidenziato, "per contare di più in Europa dobbiamo contare di più nel mondo. I nostri interessi sono essenzialmente concentrati nell’area euromediterranea, ma gli strumenti per affermarli vanno cercati anche altrove" e si prosegue evidenziando che "tipica della nostra mentalità è la continua oscillazione nelle scelte, nelle alleanze – i giri di valzer. Un modo tutto italiano di incentivare quegli stereotipi negativi su noi stessi che impediscono agli altri, anche ai nostri migliori amici, di prenderci sul serio" (92) . Notava Winston Churchill: "L’Italia perde una partita di calcio come se fosse una Guerra e perde una Guerra come se fosse una partita di calcio". In conseguenza di fatti specifici e considerazioni generali sulla politica del nostro Paese, i nostri Servizi hanno goduto, a volte, di scarsa considerazione all’estero, anche perché, da "Gladio" in poi, la legislazione vigente ha consentito che l’Autorità Giudiziaria non avesse limiti, fatto salvo il caso del segreto di Stato, nell’acquisizione di documenti dei Servizi, con i negativi effetti sul piano della collaborazione internazionale tra i Servizi d’intelligence che si possono immaginare (93) . Questo stato di cose, infatti, desta preoccupazioni in tutti i Paesi amici che, in ragione di tale situazione, rischiano di vedere compromesse le proprie reti informative. Inoltre, la pubblicazione – sconsiderata sia per chi le diffonde che per chi le propone – di notizie riservate dell’intelligence determina, oltre ai rischi per le operazioni in corso, anche il crollo della credibilità dei nostri Servizi – e quindi del Paese – da parte delle Nazioni alleate. Negli ultimi tempi, va tuttavia registrato un forte recupero di credibilità, tanto che l’apporto dell’intelligence italiana dopo l’11 settembre è stato considerato dagli analisti Usa "molto utile e sorprendente". (94)
k) Una guerra freddissima. Essendo una "marca di confine", dal 1945 al 1989 il nostro Paese è stato anche scenario di scontri tra i Servizi dell’Est e quelli dell’Ovest (95) . Da un lato la CIA (96) e dall’altro il KGB (97) , per non dire il Mossad (98) , sono stati fortemente presenti nel nostro Paese, tanto che è stato evidenziato da più parti un collegamento tra questa situazione e il fenomeno del terrorismo. Esemplari e paradigmatiche anche le polemiche infinite su "Gladio", chiarite con una sentenza della magistratura che ha fatto poco scalpore (99) e quelle – di tono minore – sul "dossier Mitrokhin" che hanno portato alla costituzione di una commissione parlamentare.
Preso atto di quanto è avvenuto e che sopra abbiamo cercato molto sommariamente di descrivere, occorre invertire logiche e comportamenti costruendo una cultura dell’intelligence che è, poi, cultura delle istituzioni di uno Stato finalmente al servizio di tutti. Cambio di rotta necessario in una società contrassegnata dall’estensione enorme del rischio e dell’incertezza (100) , in cui l’intelligence diventa centrale in un ambito in cui "l’Italia ha perso le rendite di posizione che possedeva durante la guerra fredda e non può più limitarsi a essere una "consumatrice" di sicurezza, e di sicurezza prodotta da altri. Deve diventare necessariamente una "produttrice di sicurezza", almeno in parte. Quanto maggiore è l’incertezza, tanto più è necessaria la disponibilità di un’intelligence e di una security efficienti. Per decidere occorre infatti conoscere, comprendere, prevedere e quindi provvedere. I Servizi di informazione e sicurezza sono essenziali per l’autonomia di ogni Stato e quindi per la sua indipendenza e il suo livello di democrazia reale (se manca un’intelligence nazionale, mancano i presupposti per far sì che le scelte fatte siano veramente autonome e non eteroreferenziali o eterodirette)" (101) . Proprio per questo, in Italia bisogna comprendere l’importanza dello strumento dell’intelligence, che, se ben utilizzata, rappresenta un’indubbia risorsa per affrontare il presente e costruire il futuro. L’occasione può essere proprio la riforma dell’intelligence che dovrebbe costituire "uno dei pochi tavoli di confronto largamente condivisi. Terrorismo e criminalità organizzata sono nemici di tutti, chiunque governi". (102)





Si è iniziato questo lavoro descrivendo gli elementi sui quali fondare un proficuo rapporto tra intelligence e mondo universitario. Si è parlato poi dell’importanza del ruolo che l’università può svolgere, costituendo un "granaio" cui l’intelligence deve attingere, favorendo la formazione e l’aggiornamento professionale degli operatori del settore, promuovendo studi e ricerche volte all’approfondimento di temi d’interesse, più o meno diretto, per l’intelligence.
Se le considerazioni svolte sono valide, ne discende che si è in presenza di un rapporto fondamentale per l’esistenza, in un Paese moderno e democratico, di organismi informativi efficienti per fornire un contributo insostituibile al funzionamento delle istituzioni.
È essenziale, infatti, conoscere la realtà e analizzarla per assumere le decisioni più utili alla salvaguardia, al benessere ed alla sicurezza nazionale. Perché ciò accada abbiamo bisogno di policy maker che abbiano consapevolezza dell’importanza di un’intelligence costituita da operatori altamente professionali e motivati. Abbiamo bisogno di una cultura dell’intelligence, che è poi cultura del senso dello Stato. In tale ottica, le università hanno un ruolo fondamentale anche per formarne sia gli operatori che gli utilizzatori. In Gran Bretagna tutti gli addetti sono laureati, ma ogni Paese ha il suo scenario storico e culturale, come abbiamo cercato anche di delineare. Chiunque operi all’interno dei Servizi ha bisogno di un’alta formazione, continuamente e rapidamente aggiornata: sia chi svolge un lavoro operativo (ad esempio, chi raccoglie informazioni sul campo, chi svolge azioni di infiltrazione o di depistaggio), sia chi è preposto all’analisi delle informazioni e dello scenario geo-politico e geo-economico. In definitiva, gli operatori dell’intelligence dovrebbero costituire un’élite della Pubblica Amministrazione, in quanto è strategico contestualizzare ed utilizzare rapidamente le informazioni discriminate. Ma di cultura dell’intelligence ne hanno bisogno tutti, classe dirigente come singoli cittadini, in quanto oggi è fondamentale saper selezionare, in questo diluvio di informazioni, quelle rilevanti, cioè quelle che possono essere utili alla vita nazionale ed individuale. E ciò può avvenire proprio acquisendo il metodo dell’intelligence. Bisogna allora investire con determinazione sull’università. "La migliore difesa di una nazione è una cittadinanza istruita" sostiene Robert D. Steele (103) , in quanto, ricorda saggiamente Alvin Toffler, "la conoscenza è l’elemento cruciale della lotta mondiale per il potere del futuro" (104) . Per questa ragione, sarà proprio l’utilizzo dell’intelligence che stabilirà, tra le varie Nazioni, chi avrà un ruolo di attore e chi di spettatore (105) . E i risultati, come è avvenuto in passato, è difficile siano scontati.


(1) "L’Italia ha i numeri di una società non moderna: siamo ultimi per numero di laureati (9 per cento contro il 23 della media OCSE), per spesa in rapporto al Pil...Guidiamo invece la classifica per studenti che lasciano l’università prima della laurea…L’università italiana ha il peggiore rapporto OCSE tra studenti e docenti (33 a 1 contro il 15 a 1 negli Usa, 9 a 1 in Svezia, 13 a 1 in Germania) e tra studenti e aule...Bisogna migliorare con tutti i mezzi la proporzione tra iscritti e laureati, tra laureati in tempo e fuori corso che in Italia è ai minimi mondiali". C. Passera, Università eccellenti e modernità italiana, in "La Repubblica", 12.8.2002.
(2) R. Ippolito, Vivere in Europa, Laterza, Roma-Bari 2002, pag. 78. Dopo l’Italia, all’interno dell’Unione Europea, vengono solo la Grecia, il Portogallo e la Spagna.
(3) Previsto nel D. Lgs. 30.7.1999, n. 287, art. 5. La parificazione è relativa ai professori di I fascia per gli aspetti giuridici e non quelli economici. Per ulteriori informazioni vedi www.sspa.it.
(4) "Qual è il Servizio segreto più brillante del mondo? La mia risposta è senza esitazioni: il Sis (Secret Intelligence Service) britannico. Fu creato nel 1573 da Sir Francis Walsingham, ministro della regina Elisabetta I, sulla falsariga del modello veneziano. Si dice che il ministro reclutasse i suoi agenti tra i più brillanti studenti di Oxford e Cambridge, abitudine mantenuta nel tempo". F. Martini, Nome in codice: Ulisse, Rizzoli, Milano 1999, pag. 11.
(5) "Edgar Hoover, quando volle creare per l’Fbi una rete di informatori all’interno degli ambienti radical americani, scelse una schiera di studenti, li fece iscrivere all’università, li mandò nei campus, li fece laureare... Tanto che all’interno dell’Fbi quel gruppo era noto come The Hoover University. È un lavoro difficile, è un lavoro lungo. Ma non ci sono alternative. Oggi siamo già in ritardo, ma la strada da percorrere è questa". G. De Lutiis riportato in G. Barbacetto, La Cia non li spia, in "Diario" del 21.9.2001.
(6) I tecnologi devono sviluppare reti sicure e sistemi per coordinare servizi di emergenza, mentre i legali debbono definire la giurisdizione nel caso di attacchi hacker, oltre che i rapporti fra privacy e investigazione. Network militari ed aziendali, servizi di emergenza, banche e settore pubblico sono gli obiettivi più probabili degli hacker terroristi, E. Sola, La ricetta americana per la network security parte dall’Università, riportato in www.unonet.it/articoli/infotech/055C091.asp.
(7) M. D’Eramo, Cappa e toga per le spie, in "Il Manifesto" del 18.9.2002. Interessantissima la lettura di tutto l’articolo rinvenibile su www.zhora.it/news/18Sett2002_Spie.htm.
(8) S. Baiocchi, Frattini: rivedere l’Intelligence per combattere il terrorismo, in "La Padania" del 23.4.2002. Presentazione del volume "Crimine e soldi" - I rapporto DNA-DIA-Bocconi su criminalità e finanza in Italia.
(9) S. Di Stefano, I Servizi cercano 007 all’Università, in "La Repubblica Extra", 4.2.2003, pag.7, riportato parzialmente anche su "Il Nuovo", con il titolo Spie cercasi, tra gli universitari, riportato in it.news.yahoo.com/030205/180/25fwx.html.
(10) Dichiarazione di Franco Frattini, in S. Baiocchi, Frattini: rivedere l’intelligence per combattere il terrorismo, cit..
(11) Commissione ministeriale d’inchiesta, istituita con D.M. 14 novembre 1995 e presieduta dall’Avvocato Generale dello Stato Giorgio Azzariti, che ha svolto i propri lavori fino al 14 maggio 1996. Su questo, vds. la relazione del COPACO, Sul sistema di reclutamento del personale del SISDE: le conclusioni della commissione ministeriale di inchiesta e le valutazioni del Comitato, trasmessa alle Camere il 15.7.1997.
(12) Richiesta dell’ottobre 2002 per rendere pubblici fino al 1971 i documenti del Ministero degli esteri del United Kingdom, depositati presso il Public Record Office di Londra promosso dal prof. Salvatore Sechi dell’Università di Ferrara e sottoscritto da altri docenti universitari, anche al fine di conoscere i reports e le informazioni del Military Attaché dell’Ambasciata inglese a Roma e a Parigi e le documentazioni sulle Russian Activities in Italy. Tale richiesta è rinvenibile all’indirizzo liste.racine.ra.it/pipermail/sissco/2002-October/002583.html.
(13) G. Cosco, Orrori di una scienza asservita al male, riportato in cosco-giuseppe.tripod.com/storia/scienza.htm. Assolutamente da leggere, anche per conoscere le ricerche dell’intelligence statunitense sul cervello, sulla psico-elettronica, sulle guerre batteriologiche, oltre che sul "famigerato programma MK-ULTRA, che consisteva in una serie di tecniche occulte ed esperimenti illegali, condotti anche con vari tipi di droghe ed altro ancora e volti al controllo e manipolazione del cervello". Il programma MK-ULTRA venne svolto per una decina d’anni tra il 1950 ed il 1960.
(14) L’ex giornalista sportivo Claude Vorilhon ha fondato il "Movimento Raeliano internazionale" con sedi attualmente nei cinque continenti e che afferma di avere più di 55 mila membri in 84 paesi. Il movimento intende ottenere da un paese qualsiasi un’ambasciata extraterrestre per preparare l’umanità alla visita ufficiale degli extraterrestri. In una conferenza stampa ad Hollywood, in Florida, nel dicembre 2002 la scienziata Brigitte Boisselier della "Clonaid", una società di biotecnologie fondata nel febbraio 1997 dai Raeliani, ha annunciato la nascita di Eve, la prima bimba concepita attraverso il metodo della clonazione.
(15) J. C. Guedon, Internet, viaggio nel ciberspazio, Universale Electa/Gallimard, 1996, pag. 36 ed anche A. Aparo, Il libro delle reti, Adnkronos libri, Roma 1995, pagg. 17 - 20.
(16) R. D. Steele, Intelligence, Rubbettino, Soveria Mannelli 2002, pag. 28.
(17) "Ho una certezza semplice ma incrollabile: il modo più significativo di differenziare la propria società della concorrenza, il migliore per porre una qualche distanza tra sé e gli altri, è eccellere sul piano dell’informazione. Il successo o il fallimento di un’impresa dipendono dal modo in cui si raccolgono, gestiscono e utilizzano le informazioni". B. Gates, Business @lla velocità del pensiero, Mondadori, Milano 1999, pag. 15.
(18) Nel settore delle tecnologie dell’informazione si determina quello che è stato definito "un impari scambio culturale" a favore della controparte americana, dal momento che "i flussi internazionali in materia di cultura, informazione e comunicazione sono caratterizzati da spiccati squilibri". H. Bakis, Geografia del potere, l’informazione nelle strategie internazionali, Ulisse edizioni, Torino 1989, pag. 77.
(19) Di grande interesse, S. Simon, Codici & Segreti, Rizzoli, Milano 1999.
(20) "C’è un piccolo, ma crescente, settore accademico che, ne siamo convinti, diventerà molto più importante negli anni a venire. È un ramo di studi in cui opera una combinazione di docenti di psicologia e di business che studiano il processo decisionale e insegnano a prendere decisioni migliori. B. Liautaud, e-Business Intelligence, Apogeo, Milano 2001, pag. 295.
(21) "La velocità dell’informazione che ci arriva in diretta ci rende molto più reattivi che nel passato. Nel Medio Evo un governante doveva attendere settimane o mesi per sapere cosa stesse accadendo nel suo paese (e oltre le sue frontiere) per reagire di conseguenza. Il rapporto causa-effetto era molto più dilatato. Oggi un governante apprende la realtà istantaneamente, generando a sua volta altre realtà con estrema velocità". P. Virilio, Velocissimamente doppi, in "L’Espresso", 1.1.2003, pag. 77, intervista di P. Genone.
(22) "I geopolitici li chiamano "i nuovi fronti planetari del disordine", "i luoghi dell’ombra", "gli anti-mondi". Sono i fronti dell’inquinamento ambientale, i circuiti dell’economia sommersa o ufficiosa, le reti mafiose e dei traffici illeciti (dagli stupefacenti alla tratta dei minori, passando per il contrabbando elettronico), i fronti dell’integralismo, delle sette, dei profughi e delle migrazioni in cerca di lavoro, regolari o clandestine, verso paesi o regioni prospere, i fronti di nuovi flagelli e via dicendo…Di fronte alle manifestazioni crescenti di intolleranza, e all’aumento della violenza degli esclusi, la logica della sicurezza tende a imporsi a tutti i livelli, individuali e collettivi, nazionali e internazionali. Questo imperativo della sicurezza ha una diretta influenza sulla scelta delle strade da seguire per l’inserimento nella società delle nuove tecnologie per l’informazione e la comunicazione". A. Mattelart, La comunicazione globale, Editori Riuniti, Roma 1998, pagg. 117-9.
(23) P. Lacoste, Cultura e intelligence: un progetto per l’Università in "Per Aspera ad Veritatem", n. 6, settembre-dicembre 1996, pag. 681.
(24) Nel disegno di legge n. 1513 sulla riforma dei Servizi di informazione e sicurezza e sul segreto di Stato, presentato dal Governo al Senato in data 19 Giugno 2002 ed annunciato nella seduta n.192 del 19 Giugno 2002, all’art. 6, che si riferisce all’art. 12-bis, comma 4, si legge "il vincolo derivante dal segreto di Stato cessa decorsi quindici anni dalla sua opposizione" e nel comma successivo "Gli atti e i documenti classificati, inclusi quelli dei Servizi per le informazioni e la sicurezza, dopo quaranta anni, sono versati, previa declassifica, all’archivio di Stato". Il testo integrale si trova anche su "Per Aspera ad Veritatem", n. 23/2002, pagg. 539- 555.
(25) "Solo gli uomini e le comunità che sono consapevoli criticamente del loro passato, di ciò che li ha condizionati e li condiziona nel profondo, sono liberi di fronte al presente e al futuro. E invece questo discutere provocatoriamente del passato, senza profondità e senza rispetto per la storia, questo devastante uso politico della storia mette in luce la povertà della nostra politica: ci si rifugia nelle polemiche del passato quando non c’è nulla di chiaro e di credibile da proporre nel presente". P. Scoppola, La repubblica dei partiti, Il Mulino, Bologna 1991, pagg. 434-5.
(26) F. Cossiga, Abecedario, Rubbettino, Soveria Mannelli 2002, pag. 11.
(27) F. Sidoti, Morale e metodo nell’intelligence, Cacucci editore, Bari 1998, pag. 28.
(28) P. Lacoste, Cultura e intelligence: un progetto per l’Università, cit., pag. 685.
(29) D. Cole, Sorveglianza senza controlli, in "L’Espresso", 9.1.2003, pag. 42, intervista di P. Pontoniere.
(30) Fino al 1995 (anno dell’istituzione della rivista "Per Aspera ad veritatem") non c’era nessuno strumento di comunicazione ufficiale dei Servizi. Dal 1999 la rivista è stata collocata sul sito Internet www.sisde.it e dal 7 maggio 2002 è attivo il sito dell’intelligence italiana www.serviziinformazionesicurezza.gov.it. Da questo numero la rivista del Sisde viene venduta anche in libreria. Forse, in aggiunta a questi strumenti, anche l’istituzione di un portavoce ufficiale dei Servizi potrebbe essere uno strumento adeguato, soprattutto per evitare distorsioni sulle informazioni e coinvolgimenti impropri.
(31) L’ISIMM è l’Istituto per lo Studio dell’Innovazione nei Media e per la Multimedialità, fondato nel 1991 ed il cui Presidente è Enrico Manca.
(32) Questo pone anche ovviamente un altro problema: È ovvio che se c’è chi diffonde una notizia riservata, significa che c’è chi l’ha fornita. Tra l’altro, per chi tradisce un dovere di riservatezza scattano le sanzioni penali ma su questo finora si è fatto molto poco. Né chi riceve l’informazione e la divulga può comodamente trincerarsi solo dietro la tutela della fonte, ma si deve anche fare carico di un problema etico.
(33) M. Lowenthal, Intelligence - From Secrets to Policy, CQ Press, Washington 2000.
(34) A questo proposito, vedi il Quaderno Speciale di Limes "Gli Stati mafia", supplemento al n. 2/2000, maggio 2000.
(35) J. Ziegler, I signori del crimine, Marco Tropea Edizioni, Milano 2000.
(36) U. Rapetto - R. Di Nunzio, L’Atlante delle spie, Bur, Milano 2002, in particolare i capitoli "Lo spionaggio nella letteratura" (pagg. 191- 215), "Lo spionaggio al cinema" (pagg. 216-260) e "Lo spionaggio nei fumetti" (pagg. 261- 272).
(37) L. Pisani, La spia e il presidente, Sperling & Kupfer, Milano 2002. Liaty Pisani ha creato l’agente Ogden, rappresentante di un’organizzazione mercenaria di intelligence, ed ha pubblicato prima all’estero e poi in Italia.
(38) Al di là dei luoghi comuni storiografici e/o letterari, alcuni specifici episodi di deviazione, in gran parte riferiti ad anni passati, sono stati in effetti oggetto dell’attività di controllo parlamentare. Il COPACO nel "Primo rapporto sul sistema di informazione e sicurezza", comunicato alla Presidenza il 6.4.1995, evidenzia "Quattordici casi emblematici di deviazione del servizio segreto militare", così riportati nell’ordine: Le schedature illegittime del SIFAR; Le false informazioni del SID relative alla strage di Piazza Fontana; La vicenda di Giannettini; Episodi di depistaggio; Il deposito di materiale bellico ad Aurisina; Il depistaggio delle indagini sulla strage di Peteano; La vicenda di Augusto Cauchi; La vicenda di Federigo Mannucci Benincasa; I rapporti di Pecorelli con i Servizi; I depistaggi delle indagini sulla strage di Bologna; I Servizi e la loggia P2; L’archivio uruguayano di Licio Gelli; Il Supersismi e l’attività di Francesco Pazienza; I documenti sulla VII Divisione e su Gladio.
(39) A questo riguardo, sottolineo, tra gli altri, il Master in Opinion intelligence and Survey Technology, proposto dalla Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università di Padova, che riguarda ricerche ed analisi quantitative e qualitative finalizzate all’adozione di decisioni efficaci (www.unipd2.it).
(40) Secondo Marvin Minsky, considerato uno dei fondatori di questa disciplina, per Artificial Intelligence si intende "quel settore dell’informatica che cerca di riprodurre nei computer quel tipo di comportamenti che, quando sono assunti dagli esseri umani, vengono generalmente considerati frutto della loro intelligenza". Sono molto interessanti alcune applicazioni dell’Artificial intelligence allo specifico settore dell’intelligence governativa. A proposito vedi A. Zanasi, Nuove forme di guerra, nuove forme d’intelligence: text mining" in L. S. Germani (a cura), L’intelligence nel XXI secolo, Numero speciale di "Modernizzazione e Sviluppo", Quaderni del Centro Studi "Gino Germani", gennaio-dicembre 2000, pagg. 397-421.
(41) "Un anno di rodaggio, uno di sperimentazione ed è già "master". Per la precisione, "Master in Peacekeeping management": è questa la denominazione del Corso post-universitario organizzato dalla Facoltà di Scienze Politiche e che quest’anno avrà una durata di 6 mesi, contro i 4 delle due scorse sessioni. Dalla scuola sono già usciti 42 "specialisti", passati attraverso approfondimenti teorico-pratici nei settori legati alla gestione delle emergenze e agli interventi di soccorso, all’assistenza umana e all’aiuto ai rifugiati, alla salvaguardia dei diritti umani, al monitoraggio elettorale e all’assistenza nei progetti di cooperazione". C. Laugeri, La pace nel mondo, in "La Stampa", 28.9.2002.
(42) M. Calandri, L’università che laurea i Perry Mason, in "Il Venerdì di Repubblica", dicembre 2002, pagg. 55-6.
(43) P. Rondo Brovetto, Le relazioni tra imprese e amministrazioni pubbliche, Egea, Milano 1996, pag. 400 e segg.
(44) Pierre Lacoste ha individuato "cinque tratti caratteristici della cultura francese dell’intelligence", che possono così definirsi: 1) le ambizioni francesi non coincidono con le capacità nazionali; 2) i governi sono diffidenti verso i Servizi (dal caso Dreyfus in poi); 3) i Servizi sono stati tradizionalmente gestiti dai militari e quindi i civili sono diffidenti; 4) la cultura operativa è stata privilegiata a discapito dell’analisi e dello studio delle informazioni; 5) l’attività di intelligence è stata politicizzata ad uso interno (tanto che i Servizi vengono considerati quasi come delle "polizie politiche"). P. Lacoste, Cultura e intelligence: un progetto per l’Università, cit., pagg. 677-9.
(45) Teoria esposta anche in N. Tranfaglia, Un capitolo del "doppio Stato". La stagione delle stragi e dei terrorismi 1969-1984 in F. Barbagallo, Storia dell’Italia repubblicana, Einaudi, Torino 1997. P. Cucchiarelli - A. Giannulli, Lo Stato parallelo, Roma 1997. Argomenti critici, fondati su tale impianto, si trovano in P. Melograni, Dieci perché sulla repubblica. Per capire l’Italia dal 1943 ad oggi, Rizzoli, Milano 1994 e una efficace risposta si trova in G. Tedeschi, Complottomania in "Liberal", agosto-settembre 2002, pagg. 14-21.
(46) Secondo Cossiga si tratta di "subculture dietrologiche che ancora inquinano non solo la vita politica del Paese, e non solo la cultura storica, ma perfino la presa di coscienza e la risoluzione dei problemi della nostra intelligence e della security". F. Cossiga, Prefazione, in R. D. Steele, Intelligence, cit., pag. 7.
(47) C. Tilly, Sulla formazione dello Stato in Europa, riflessioni introduttive, in C. Tilly (a cura), La formazione degli Stati nazionali nell’Europa continentale, Il Mulino, Bologna 1984.
(48) "Le cause di questa ambivalenza dello Stato italiano, forte con i deboli e debole con i forti, sono state individuate nella formazione dello Stato italiano per iniziativa regia, senza partecipazione popolare; nella debolezza delle classi dirigenti…; nelle ambiguità della cultura, specialmente quella giuridica, pronta verso l’ossequio all’autorità dello Stato ma disattenta nel rilevarne le debolezze; nella precarietà degli equilibri tra i poteri, con un Parlamento nominalmente onnipotente, ma sostanzialmente incapace di assicurare l’esecuzione delle proprie decisioni; governi instabili; burocrazie dissestate…; giudici o poco indipendenti o troppo lenti nel dare giustizia". S. Cassese, Lo Stato introvabile, Donzelli, Roma 1998, pag. 19.
(49) R. D. Putnam, La tradizione civica nelle regioni italiane, Mondadori, Milano 1993, pag. 216.
(50) Ida Magli, Contro l’Europa, Bompiani, Milano 1997, pagg. 121-5.
(51) L. Ornaghi - V. E. Parsi, Lo sguardo corto, Laterza, Roma-Bari 2001.
(52) Molto interessanti i seguenti numeri di Limes: "A che serve l’Italia", n. 4/94, "L’Italia tra Europa e Padania", n. 3/96, "L’Italia mondiale", n. 1/98, "L’Italia dopo Genova", n. 4/2001, "Italia stile libero", n. 5/2002. Anche Rizzi I. (a cura), Il futuro della nazione, Stampa Inedita, Milano 1998.
(53) G. Amato, Prefazione in F. Martini, Nome in codice: Ulisse, Rizzoli, Milano 1999, pag. VI-VII.
(54) F. Martini, Nome in codice: Ulisse, cit., pagg. 16-17.
(55) L’Ecole Nationale d’Administration venne fondata nel 1945 da De Gaulle ed il primo direttore provvisorio fu Michel Debré (www.ena.fr).
(56) Più che al celeberrimo romanzo di Choderlos de Laclos, si fa riferimento al testo di R. Siebert (a cura), Relazioni pericolose, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000, in cui si analizza il rapporto tra criminalità e sviluppo nel Mezzogiorno, ma i temi trattati hanno validità generale.
(57) Il caso Andreotti è esemplare. Tra gli innumerevoli testi scritti sull’argomento citiamo, tra i tanti, L. Jannuzzi, Il processo del secolo. Come e perché è stato assolto Andreotti, Mondadori, Milano 2001 e N. Tranfaglia, La sentenza Andreotti. Politica, mafia e giustizia nell’Italia contemporanea, Garzanti, Milano 2001.
(58) F. Cossiga, Prefazione, cit., pag. 5.
(59) Ibidem.
(60) S. Cassese, Lo Stato introvabile, cit., pag. 20.
(61) S. Romano, Storia d’Italia dal Risorgimento ai nostri giorni, TEA, Milano 2001.
(62) G. Barbacetto, Il Grande Vecchio. Dodici giudici raccontano le loro inchieste sui grandi misteri d’Italia da Piazza Fontana a Gladio, Baldini e Castoldi, Milano 1993.
(63) R. Faenza, Il Malaffare, Mondadori, Milano 1978.
(64) G. Flamini, Il partito del golpe, Bovolenta editore, Ferrara 1981-1985.
(65) G. Boatti, Le spie imperfette, Rizzoli, Milano 1987.
(66) F. Casson, Lo Stato violato, Il Cardo, Venezia 1994.
(67) L. Cavallo, La strategia giudiziaria dei poteri occulti, Human Rights, Parigi 1992.
(68) A. Cipriani - G. Cipriani, Sovranità limitata. Storia dell’eversione atlantica in Italia, Edizioni Associate, Roma 1991.
(69) G. Cipriani, I mandanti, Editori Riuniti, Roma 1993.
(70) R. Pesenti (a cura), Le stragi del Sid, Mazzotta editore, Milano 1974.
(71) F. Clementi - A. Musci, Segreto di Stato. Dal caso Sifar alla giustizia negata di Ustica e Bologna, Editori Riuniti, Roma 1990; A. Paloscia, I segreti del Viminale, Newton & Compton, Roma 1994.
(72) M. Coglitore - S. Scarso (a cura di), La notte dei gladiatori, omissioni e silenzi della Repubblica, Calusca edizioni, Padova 1992.
(73) G. Barbacetto, Il grande vecchio, Baldini e Castoldi, Milano 1993.
(74) P. Cucchiarelli - A. Giannuli, Lo Stato parallelo. L’Italia "oscura" nei documenti della Commissione Stragi, Gamberetti, Milano 1997.
(75) G. De Lutiis, Il lato oscuro del potere, Editori Riuniti, Roma 1996.
(76) S. Delle Chiaie - A. Tilgher, Un meccanismo diabolico, Edizioni Publicondor, Roma s.d..
(77) E. Fraenkel, Il doppio Stato, Einaudi, Torino 1983.
(78) G. Galli, Affari di stato, Kaos Edizioni, Milano 1991.
(79) G. Galli, La regia occulta. Da Enrico Mattei a Piazza Fontana, Marco Tropea Editore, Milano 1996.
(80) L. Lanza, Bombe e segreti. Piazza Fontana 1969, Elèutera, Milano 1997.
(81) C. Palermo, Il quarto livello, Editori Riuniti, Roma 1996.
(82) F. Pazienza, Il disubbidiente, Longanesi, Milano 1999.
(83) U. Pecchioli, Tra misteri e verità, Baldini e Castoldi, Milano 1995.
(84) S. Romano, Le Italie parallele, Longanesi, Milano 1996.
(85) C. Rossetti, L’attacco allo Stato di diritto. Le società segrete e la costituzione, Liguori, Napoli 1994.
(86) M. Torrealta, La trattativa, Editori Riuniti, Roma 2002.
(87) F. Cicchitto - G. Da Rold - F. Gironda, La disinformazione in Commissione Stragi, Bietti, Milano 2002.
(88) N. Bobbio, La democrazia e il potere invisibile, in Il futuro della democrazia, Einaudi, Torino 1984.
(89) G. Cipriani, Lo Stato invisibile, Sperling e Kupfer, Milano 2002.
(90) U. Fragola, L’amministrazione invisibile. I problemi giuridici dell’apparato dei Servizi segreti, Edizioni Scientifiche italiane, Roma 1991.
(91) È il titolo del n. 5/2002 di "Limes". Riportato anche nella nota n. 50.
(92) Editoriale senza firma, Italiani di tutto il mondo..., in "L’Italia mondiale", "Limes", n. 1/98, pag. 8.
(93) "Circa il rapporto Servizi-Magistratura, le scelte adottate in Germania, Francia e Gran Bretagna mi sembrano ben rispondenti alla soluzione del problema. Con i Servizi dialoga una sola Procura, che è anche la sola ad avere accesso alla documentazione di questi organismi segreti. Finirebbe così una buona volta l’assurdo che, anche per l’arrendevolezza dei presidenti del consiglio e degli organi di governo, qualsiasi sostituto procuratore possa per qualsiasi motivo curiosare negli archivi dei Servizi. Questa licenza di accesso alle carte, che è iniziata con la storia di Gladio, non è un fatto secondario. Non c’è "casa di vetro" che tenga: il prezzo è la rottura con tutti i Servizi alleati ed amici. Un prezzo che nessun Servizio, neanche la Cia, può permettersi di pagare". F. Martini, Nome in codice: Ulisse, cit., pag. 251.
(94) "Non è solo una questione di parole, ma di fatti. Posso citarvi tra virgolette il giudizio espresso da alcuni responsabili dell’intelligence americana, che hanno definito il vostro contributo nella lotta al terrorismo "molto utile e sorprendente". Il termine sorprendente si riferisce al fatto che avete fornito informazioni rilevanti, da parti del mondo dove gli americani non si aspettavano che i vostri servizi segreti fossero così radicati. Le stesse fonti poi ammettono che sbagliano a sorprendersi, perché con la tragica esperienza fatta dall’Italia durante il terrorismo negli anni di piombo, bisognava aspettarsi la vostra preparazione a contribuire alla nuova sfida". Dichiarazione di E. Luttwak raccolta da P. Mastrolilli, Gli americani ci amano ma non ci prendono troppo sul serio, "Italia stile libero", in "Limes", n. 5/2002, pag. 140.
(95) Oltre a Roma e Milano, anche Trieste è stata teatro di molte e complesse operazioni (Cfr. S. Maranzana, Passaggio a nord est, Hammerle, Trieste 1998).
(96) G. De Lutiis, Storia dei servizi segreti in Italia, Editori Riuniti, Roma 1991, pag. 42, pagg. 327-331.
(97) C. Andrew con V. Mitrokhin, L’archivio Mitrokhin, Rizzoli, Milano 1999, pagg. 575-588. Nell’appendice vengono riportati I documenti dell’archivio Mitrokhin in Italia, pagg. 669-708.
(98) A. Musci - M. Minicangeli, Breve storia del Mossad, Datanews, Roma 2001, pagg. 95- 107.
(99) Sentenza della II Corte di Assise di Roma, del 3.7.2001, con la quale vengono assolti Fulvio Martini, Paolo Inzerilli e Gianantonio Invernizzi, riportata integralmente in F. Cicchitto - G. Da Rold - F. Gironda, La disinformazione in Commissione Stragi, cit., pagg. 381-463. Si è invece poco parlato della "Gladio Rossa". A tale proposito, G. P. Pellizzaro, Gladio Rossa, Edizioni Settimo Sigillo, Roma 1997 e G. Donno, La Gladio Rossa del PCI (1945-1967), Rubbettino, Soveria Mannelli 2001.
(100) U. Beck, La società del rischio, Carocci, Roma 2000.
(101) F. Cossiga, Abecedario, Rubbettino, Soveria Mannelli 2002, pagg. 66- 68.
(102) S. Baiocchi, Frattini: rivedere l’Intelligence per combattere il terrorismo, in "La Padania" del 23.4.2002. Presentazione del volume "Crimine e soldi" - I rapporto DNA-DIA-Bocconi su criminalità e finanza in Italia.
(103) R. D. Steele, Intelligence, cit., pag. 34.
(104) A. Toffler riportato in R. D. Steele, Intelligence, cit..
(105) Non per nulla afferma Alvin Toffler che "l’intelligence in quanto capacità di preavvertire e di comprendere sarà il punto cruciale della lotta mondiale per il potere del futuro" e, quindi, secondo Robert D. Steele, sarà proprio l’intelligence che "stabilirà chi vince e chi perde nel XXI secolo", mentre, riportando il politologo Patrick Lloyd Hatcher dell’Università di San Francisco, il giornalista Massimo Franco ritiene che proprio l’intelligence sarà "il campo di battaglia dove si vince o si perde".

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